Ulan Bator

La capitale della Mongolia Ulan Bator si trova nella valle del fiume Tuul, ai confini con il Parco Nazionale Bogd Khan Uul.

Inizialmente un centro nomade buddista, divenne un insediamento permanente nel XVIII secolo. L’occupazione sovietica nel XX secolo portò a un’epurazione religiosa.

Cosa vedere a Ulan Bator

I tratti distintivi della città così come la si vede oggi sono edifici d’epoca sovietica, musei con monasteri intatti e un vivace connubio tra stili di vita tradizionali e contemporanei. La piazza centrale di Ulan Bator, chiamata Gengis Khan o Sukhbaatar, ospita le statue di leader mongoli. Il Museo Nazionale ripercorre il patrimonio storico e culturale del Paese, mentre il Palazzo Culturale sfoggia il tipico stile sovietico. I Monasteri di Gandan e di Choijin Lama sono sopravvissuti alle epurazioni.

A Gandan, caratterizzato da una statua a foglia d’oro alta 26 metri, vive una comunità di monaci, mentre Choijin Lama è stato convertito in un museo, così come il Palazzo d’Inverno di Bogd Khan, l’ultimo re della Mongolia. Dalla Collina di Zaisan si aprono panorami della città e dei monti. Fuori dalla capitale, escursioni a dorso di cavallo o di cammello si avventurano nel Parco Nazionale di Gorkhi-Terelj alla scoperta di accampamenti di yurte.

Circo di Stato

Il Circo di Stato o Mongolian National Circus è un palazzetto dello sport nato per ospitare le esibizioni dei più grandi artisti circensi del Paese, che quanto a bravura gareggiano con i migliori circensi cinesi e con il Cirque du Soleil. Il circo nazionale esiste dal 1941 ma il centro che lo ospita fu costruito solo trent’anni più tardi, e non è il solito tendone a cui tutti pensano.

Edificata in cemento armato nel 1971 secondo uno stile moderno, la struttura del Circo di Stato di Ulan Bator è comunque rotonda perché l’architetto Ya Sharkhuu si era ispirato al tradizionale copricapo delle donne mongole. Qui si sono esibiti per decenni non solo i migliori circhi della Mongolia (con otto rappresentazioni a sera) ma anche illustri ospiti stranieri per un totale di migliaia di spettatori ogni anno.

Gradualmente caduto in disuso dal 2008, a causa dei cambiamenti di ambizione di molti artisti del settore (proiettati magari a spettacoli più di moda come il sumo giapponese o l’equilibrismo) è stato venduto a privati nel 2018 perdendo anche quella simbologia di “spettacolo di stato” che aveva rappresentato per tanto tempo.

Monastero Dashchoilin

Quando fu costruito nel 1890, in un luogo diverso da quello in cui si trova oggi, il monastero di Dashchoilin aveva una capienza notevole, poteva infatti ospitare circa 600 monaci. Distrutto nel 1938, per decisione governativa, fu ricostruito in tempi più recenti ma in una località diversa: nel quartiere di Sukhbaatar, dove sorge anche l’ambasciata cinese.

Il complesso monastico è oggi abbastanza ridotto, quanto a dimensioni, e i tre piccoli edifici sono concentrati in un perimetro rettangolare circondato dai palazzi cittadini. I turisti amano tuttavia la calma che si respira all’interno e che invita alla meditazione nonostante i colori vivaci e fiammeggianti delle tre strutture rotonde, di colore giallo e con tetti rosso acceso.

Monastero di Choijin

Costruito tra il 1904 e il 1908, questo complesso comprende al proprio interno sei templi, il monastero stesso e un museo. Il complesso di Choijin sorge intorno al tempio centrale e ai cinque più piccoli che gli fanno da corona e fino al 1937 funzionò come luogo di culto. Chiuso al tempo del governo comunista, venne riaperto alcuni anni dopo ma sotto forma di museo e come tale è arrivato fino a noi, col nome di Choijin Lama.

Oggi il percorso museale comprende il corpo stesso del tempio centrale, con la statua del Buddha del XVIII secolo e diversi oggetti di uso religioso e cerimoniale tipici del buddismo; negli altri templi si possono ammirare statue del Buddha in cartapesta, sculture in bronzo, ricordi della prima reincarnazione mongola dell’Illuminato. Molto belli i tipici tetti a pagoda, i leoni di pietra messi a bada del tempio e le sale di preghiera con la tipica forma tondeggiante delle antiche tende mongole.

Monastero di Gandan

Unico monastero tollerato dal regime comunista e dunque lasciato aperto come luogo di culto, Gandantegchinlen Khiid è una costruzione abbastanza antica per la storia della Mongolia recente, infatti risale al 1838. Si presenta con la tipica muratura candida con decorazioni in legno rosso e i tetti a pagoda colorati e conserva gli interni ricchi di simbologie religiose d’altri tempi.

Il tempio venne chiuso dal regime comunista negli anni Trenta del secolo scorso e poi riaperto nel 1944. Inizialmente si voleva trasformare anche questo in museo ma infine è stato concesso ai monaci di continuare la loro missione, aggiungendo anche una biblioteca e una scuola al complesso. Da ammirare, nel Monastero di Gandan: la grande statua di Janraisig alta 26 metri, la biblioteca, le sale della scuola di astrologia e la via degli Indovini (un percorso lungo il quale i monaci leggono il futuro ai turisti e ai fedeli).

Museo d’Arte della Mongolia

Mongolian Art Gallery è un museo particolare di Ulan Bator voluto e creato da una cittadina di origine polacca, Elisabeth Koppa, appassionata di antica arte mongola.

Ha iniziato promuovendo in città le collezioni e le opere di artisti mongoli con pochi mezzi, aiutandoli a sfondare e ad avere un richiamo internazionale; quindi ha ampliato la visione della galleria ospitando anche artisti stranieri, collezioni storiche e mostre temporanee. Presso il museo dell’Arte della Mongolia, oggi, si possono ammirare suddivisi in sezioni: quadri astratti, di paesaggio, figurativi, opere di carta, opere di scultura, opere storiche e tradizionali mongole.

Museo Nazionale della Mongolia

Fondato nel 1924, raccoglieva le collezioni di ricercatori e ricchi collezionisti russi e americani e mescolava un po’ tutti gli argomenti, come storia, natura e arti visive. Nel 1991 divenne l’unico e più importante museo nazionale del Paese, radunando in sé anche altri musei che si erano fusi in un’unica fondazione culturale, con sede nell’edificio costruito per l’ex Museo della Rivoluzione.

Il museo moderno ha un percorso principalmente storico e artistico che parte dalla preistoria e dall’impero pre mongolo per poi inoltrarsi nell’era dei Qing, con relativa attenzione agli oggetti della tradizione, dell’arte e della quotidianità della vita del popolo. Il Museo Nazionale della Mongolia ha anche delle sezioni didattiche, interattive, giornali e pubblicazioni anche in lingua straniera; da questo museo partono le linee guida per la istituzione e gestione di tutti gli altri musei della Mongolia.

Museo Zanabazar delle Belle Arti

Ulan Bator - Museo Zanabazar delle Belle Arti

Interessante luogo di cultura, il Museo Zanabazar di Ulan Bator nacque nel 1966 allo scopo di raccogliere le collezioni artistiche di Gombodorijin Zanabazar (1635-1724) tra cui notevoli statue del Buddha di pregevole fattura.

Suddiviso in ben dodici sezioni, il museo oggi è l’espressione massima di tutte le arti visive della Mongolia, dalle origini ad oggi: antiche civiltà, medioevo, epoca Mongola, tempi moderni… l’arte di un intero Paese e della sua storia diventa esibizione permanente. Da non perdere, durante una visita al museo: le Maschere Corali, i quadri di Sharav, le statue di Sita Tara, i Thangkas, i Dhayani Buddha di Zanabazar.

Opera di Stato e del Balletto

Architettura in stile classico un po’ troppo marcato, con quel colore rosa tanto anomalo, il Teatro dell’Opera e del Balletto di Stato di Ulan Bator è la massima espressione della voglia di rinascita culturale di metà novecento, in Mongolia.

Edificato nel 1963, viene inaugurato con l’opera di Tchaikowsky, Eugene Onegin, e da allora ha ospitato migliaia di spettacoli fissi e itineranti; vengono rappresentate opere liriche e opere di ballo sia classiche europee che moderne ma anche alcune nuove opere a firma di compositori mongoli, e balletti creati in Mongolia. Il teatro dà lavoro a circa 300 persone, tra tecnici, insegnanti, artisti e staff vari.

Palazzo d’Inverno di Bogd Khan

Bogd Khan fu un monaco re, primo sovrano della Mongolia indipendente, sul trono dal 1911 alla sua morte nel 1924; fu anche l’ultimo re prima dell’era del governo comunista. Tra le sue molte residenze sfarzose, il Palazzo d’Inverno – Museo Bogd Khan è l’unica oggi rimasta, ed è anche il museo più antico di tutta la Mongolia essendo stato adibito a tale scopo già nel 1893.

Il complesso museale, oltre all’edificio principale, comprende anche la Porta della Pace e della Felicità, il Padiglione del Raffreddamento e sei piccoli templi con altrettante statue del Buddha. Si possono ammirare all’interno gli appartamenti del Bogd Khan, gli antichi mobili, insieme a mostre, collezioni itineranti e opere d’arte permanenti. Degni di nota: il collare ingioiellato dell’ “elefante domestico” del Khan, gli stivali regalo dello Zar di Russia Nicola II, gli animali da caccia imbalsamati, le statue dei Buddha.

Palazzo della Cultura

Tipica costruzione di architettura sovietica, dall’aspetto freddo e austero, il Palazzo della Cultura sorge nel cuore attivo e culturale della capitale mongola, piazza Sukhbaatar.

Nonostante l’aspetto esteriore quasi anonimo, l’interno è ricco di eventi legati all’arte, alla musica, alle esposizioni. Le sue sale ospitano anche la Galleria d’Arte Moderna della Mongolia, con mostre e collezioni di tanti interessanti lavori contemporanei, non soltanto nazionali.

Piazza Sukhbaatar

La piazza più grande e bella di Ulan Bator, situata al centro del quartiere amministrativo e storico della città, ruota intorno alla statua dell’eroe nazionale Sukhbaatar, appunto.

Un lato della piazza è interamente occupato dal grandioso Palazzo del Parlamento, mentre dagli altri lati si affacciano su a questo immenso spazio aperto altri monumenti: il Palazzo della Cultura, i palazzi dell’amministrazione cittadina, diversi hotel, ristoranti, il teatro dell’Opera di Stato, i Giardini di Gengis Khan. La piazza viene usata anche per eventi politici e sociali, o per manifestazioni culturali all’aperto.

Attività da fare a Ulan Bator

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Storia di Ulan Bator

Capitale di una nazione fondata sul nomadismo, e di un popolo che è nomade da sempre e soltanto da un secolo ha imparato a “mettere radici”, Ulan Bator è stata anche essa una città itinerante. Anzi, il suo ruolo era quello di “Monastero Itinerante”, in quanto formata prevalentemente da monaci che si spostavano continuamente sul territorio.

Ha avuto decine di nomi ed è sorta in decine di località diverse prima di trovare il proprio posto definitivo alla fine del XVIII secolo, qui dove si trova oggi, lungo l’incrocio di tutte le vie di comunicazione tra Cina e Russia.

Cominciò ad avere un ruolo veramente importante solo nel 1639 quando i monaci-principi che ne reggevano il governo la scelsero come luogo di residenza (La Residenza fu anche uno dei suoi tanti nomi!) oltre che come luogo sacro.

Fu scelta anche dalla dinastia cinese dei Qing per governare i territori mongoli da un punto fermo e molti credono anche che sia una delle città “della reincarnazione del Buddha”.

Alla fine del dominio dei Qing, con l’ascesa al trono del principe Bogd Khan questa profezia parve essersi realizzata e in questo “primo sovrano della nuova era indipendente” (all’alba del XX secolo) in tanti videro la reincarnazione dell’Illuminato.

Purtroppo, il regno di questo primo re illuminato dal Buddha durò pochi anni e, alla sua morte, nel 1924 la Rivoluzione Comunista che aveva travolto Russia e Cina dilagò anche in Mongolia, creandovi la Repubblica Popolare.

La capitale fu stabilita, per ovvi motivi, nella città dell’Illuminato (che allora si chiamava ancora Urga) il cui nome fu cambiato in Ulanbaatar, “l’eroe rosso”, in onore del guerriero Sukhbaatar che aveva collaborato a rendere la Mongolia indipendente trent’anni prima.